martedì 8 novembre 2011

Misaki (il mio racconto sull'antologia dal tema: Il Rosso)

Sempre in AA.VV. per la Divisione Lab di Perrone Editore:

e il racconto:

Misaki
di   Stefania  Mereu
È ferma davanti alla finestra. Guarda i suoi genitori che, attraversata la strada, scompariranno dietro l’angolo e dalla sua vita. Da questo momento sarò io la parte significativa del suo nuovo mondo.
Mi avvicino a lei, si volta e mi osserva.
Abbassa lo sguardo e si siede sul tatami che la ospiterà nelle notti che, all’inizio, saranno certamente insonni. È dotata del dono della bellezza, ma quella particolare, non solo perché emana un fascino acerbo. Chi la conoscerà non potrà non preservarne un futuro ricordo. — Mi ripeti il tuo nome? — le dico, sfiorandole la spalla e pur sapendo bene come si chiama; ma è l’unica cosa che mi viene in mente per rompere questo silenzio.
— Ami. Ma ve l'ha già detto mia madre quando ci ha presentate.
— Hai ragione, Ami. Ti hanno dato un bel nome, anche se te ne dovrò attribuire un altro. Questa è la regola, una delle tante. Sei una “bellezza che sboccia” ed è per questo che da oggi ti chiamerai “Misaki”.
— Se così avete deciso…
— Questo è il kimono che ho fatto preparare per te. Ho scelto una seta che avesse lo sfondo color rubino e le parti variopinte hanno i colori del cielo, dei fiori e dei tuoi capelli corvini. Vieni, siediti qui. Prima che tu lo indossi devo truccarti e raccogliere i tuoi capelli. Ecco, questa è la cera oleosa che devo sfregare con le mani, per riscaldarla. Poi, te la stenderò sul viso, sul collo, sul petto e sulla nuca. Il contorno del volto lo devo lasciare al naturale, come se avessi una maschera. Non muoverti…
— Una maschera…
— Misaki, il cammino che dovrai affrontare per diventare una geisha sarà molto lungo e faticoso. Ma questa sarà una cosa che ti ripeterò sempre. Adesso, voltati. Dietro il collo, sotto la nuca, sto lasciando due righe neutre, disposte a V. Fino a che sarai una maiko dovrai portare il trucco più pesante, quando sarai una geisha lo alleggerirai e anche il kimono sarà più sobrio. Da quel momento, arti come la musica, il canto, la recitazione, la cultura, e l’esperienza che acquisirai, metteranno in risalto anche la bellezza interiore. La cera che ho appena finito di applicarti è uniforme; posso truccarti gli occhi.
— Miku-san, temo ciò che mi aspetta. Sono qui per volere della mia famiglia, ma l’avrete capito dal discorso che vi hanno fatto i miei genitori. Visitai Osaka solo una volta, anni fa, nel 1923. Ero una bambina allora. Sono qui, oggi, per la seconda volta e per sempre. Il mio villaggio è lontano, tutto ciò che ho lasciato lo è. Soprattutto, mi mancherà Shou, mio fratello.
— Capisco.
— Voi capite? Oh, lo so che devo accettare il loro volere, ma sappiate che io non approverò mai la scelta che hanno fatto per me.
— Misaki, sei di buona famiglia. Considerati una privilegiata e la persona che vi ha presentato a me gode di tutta la mia stima. Ecco perché ho accettato di accoglierti nella mia o-chaya, dove sarai sempre al sicuro. Studierai, imparerai le nostre arti e prevedo un bel futuro per te. Hai il dono naturale dell’eleganza, l’ho osservato da quando sei arrivata. Sarò la tua okami, il tuo punto di riferimento, e un giorno considererai questo luogo come la tua vera casa.
— Io non lo credo.
— Alcune lo pensano, all’inizio, poi passa.
— Miku-san, voi siete ciò che volevate essere.
— Un giorno ti racconterò di me, ma ora devo avere la mano ferma, non posso rischiare di sbagliare, se no dovrò toglierti i vari pigmenti e iniziare tutto daccapo. Ecco, ho finito anche con gli occhi. Dipingerò di rosso le tue sopracciglia, così come deve averle una maiko. Perfetti! I tuoi occhi sono ancora più belli.
— Grazie, ma non sono abituata a ricevere complimenti.
—A quelli dovrai abituarti. Ma la stessa cosa varrà per i rimproveri e, soprattutto, per il rigore. Ora, passiamo alle labbra. Le hai carnose, vellutate, come i petali di una rosa rossa. Colorerò solo la parte inferiore e centrale… così. Sì, così sono perfette.
— Perché voi colorate tutta la bocca?
— Solo quando sarai una geisha le potrai dipingere come le mie.
— Ah, ho capito. Mi devo distinguere in tante cose, perché non lo sono ancora?
— Esatto. Guarda, questo è il fermaglio che impreziosirà l’acconciatura: un gioiello con pietre di rubino. Lo appunterò sui capelli e ti contornerà il viso appena li avrò raccolti. Non muoverti, devo fermarli come se fossero le due metà di una pesca. La notte, il takamakura ti servirà per sorreggere il collo, evitando di spettinarti quando dormirai.
— Passerò notti insonni, lo sento.
— Ti abituerai anche a questo. Ora sei pronta per indossare il kimono. Il colletto per una maiko deve essere rosso e l’ho fatto ricamare per esaltare la tua figura. La guardo, è così giovane… e così vestita, truccata e pettinata è perfetta. Non posso non ricordare il giorno che anche io diventai una maiko. Eppure il suo sguardo è colmo di tristezza. Quella che s’intreccia a un’anima che vorrebbe poter scappare da qui. Si abituerà mai a tutto questo? — Sei bellissima, Misaki. Andiamo, ti presenterò le altre ragazze che ti attendono nella sala del tè. Ah, dimenticavo di dirti che stasera assisterai all’erigae di Haku: la cerimonia di iniziazione che le permetterà di diventare una sayuri, una vera geisha.
— Quindi, lei è un’altra arrivata, come voi?
— Sì, e anche per te arriverà quel giorno, se studierai, se ti applicherai al meglio. Infatti, già da domani inizierai le lezioni di shamisen, il liuto a tre corde.
— Potrei stare qualche minuto da sola?
— Ma certo. Intanto, io andrò a controllare se stanno preparando Haku come ho chiesto, cioè alla perfezione.
… sto tornando da Misaki, ma non sento provenire alcun rumore dalla sua stanza. Si sarà addormentata? — Misaki, andiam… — Faccio scorrere la porta e un lago di sangue circonda il suo corpo riverso a terra. Stringe un coltello tra le mani e gli occhi sono aperti… ma non sembrano più tristi.

2 commenti:

  1. Un racconto molto misurato e intenso, che esprime molta capacità di immedesimarsi in una cultura lontana, sottolineando al tempo stesso l'invarianza delle caratteristiche psicologiche fondamentali. Decisiva, sul piano narrativo, la scelta di usare l'introspezione del narratore per descrivere il personaggio principale.

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  2. Grazie di cuore per il bellissimo e argomentato commento :)

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