lunedì 31 ottobre 2011

Terzo posto per la Prosa Italiana al concorso "Anselmo Spiga" VIII Edizione 2011 con il racconto: DALLA CENERE


Adele guardava di fuori, e solo i suoi pensieri vagavano come fossero immersi in un caldo liquido amniotico. Era in attesa di lui. «Dovevi essere qui già da ieri, devo dirti una cosa importante! Torna… » disse, rivolta alla notte;  ma quelle parole sussurrate si erano già perse nel vento freddo di marzo, di quel mese di marzo del 1938. 
Dopo una giornata di fatiche, da un’ora, aveva posato, nel ripiano di fianco al camino, uno dei libri amati e riletti diverse volte, nonostante avesse frequentato solo la seconda elementare: “Cenere” di Grazia Deledda. Affacciata alla finestra, tra i rumorosi silenzi dell’oscurità, stretta allo scialle, i gomiti erano diventati quasi un tutt’uno con la lastra di granito. Un’altra creatura cresceva nel suo ventre e lei l’aveva capito solo da pochi giorni. Non vedeva l’ora di dirglielo, e alcune settimane erano già passate da quella lontananza difficile da digerire. Voleva fargli sapere che dopo l’arrivo di Caterina, la primogenita, poco più di un anno prima, avrebbero cresciuto un altro figlio.
Guglielmo, il marito, lavorava come capo cantiere vicino a Nuoro, una distanza immane, per quell’epoca, da quel piccolo paesino incastonato come una pietra preziosa tra una corona di montagne ogliastrine.
I suoi capelli corvini, intrecciati in uno chignon, erano stretti al fazzoletto scuro; solo un piccolo ciuffo ribelle che fuoriusciva si muoveva all’alitare delle raffiche animose del Maestrale. Anche quella sera la notte scendeva umida, fredda,  e scura come il legno d’ebano. Al di là della corona di montagne, una luna magica faceva capolino ogni tanto, liberata dalla morsa delle nuvole. Il cuore di Adele, a intermittenze veloci, urlava con lei un’unica frase severa, intima: torna da me. 
La destò, da quel pensiero fisso, un rumore di passi e di bastone. Non aspettava nessuno, se non “lui”, ma in quello non riconobbe l’amato passo.
Scese di corsa le scale, curandosi di non svegliare la piccola Caterina che dormiva... (continua)

Scritto per una persona speciale e che continuo a sentire dentro di me, sempre e comunque: ciao, nonna...
 

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